I soldi della Legge Bray saranno utilizzati per pagare i debiti o per il rilancio artistico della Fondazione Arena?

18.6.17

Comitato Opera Nostra                                         COMUNICATO STAMPA

 

In questo articolo proveremo a farvi partecipi di un dubbio che da diverso tempo ci attanaglia. Ma prima di raccontare le nostre perplessità sul reale utilizzo del prestito, perché di questo si tratta, dei denari che arriverebbero grazie alla legge Bray è essenziale dare alcune informazioni.
Consideriamo innanzitutto il fatto che la liquidità è fondamentale per la soppravvivenza di ogni impresa, pubblica o privata che sia. Consideriamo inoltre che il debito maggiore di Fondazione Arena è nei confronti di Unicredit, la banca che ha il monopolio della sua biglietteria, tramite la controllata Ticket One, e che i soldi inviati dai Ministeri competenti, come ad esempio quelli relativi al Fondo per lo spettacolo passano proprio dalle casse di Unicredit. Un legame stretto quindi, quasi soffocante, che lascia alla banca la facoltà di aprire e chiudere i cordoni della borsa a suo piacimento.
Pensiamo che il compito di un nuovo Presidente della Fondazione, che per legge corrisponde alla figura del Sindaco, avrebbe dovuto far sì che questo accentramento non si verificasse, garantendo la diversificazione delle linee di credito e la gestione della biglietteria.
Detto questo, la domanda alla quale da tempo cercavamo una risposta è la seguente: all’interno della tanto agognata Legge Bray esistono articoli o commi che vincolino l’utilizzo del denaro al rilancio artistico delle Fondazioni lirico sinfoniche e non ne permettano quindi un loro diverso impiego, ad esempio per coprire situazioni debitorie?
La domanda è stata rivolta pochi giorni fa, durante un convegno organizzato dal Movimento 5 stelle, ad una delle persone che riteniamo abbia le competenze per dirimere la questione. La senatrice Michela Montevecchi, membro della Commissione Cultura, e già intervenuta in altri convegni organizzati dai lavoratori, ha risposto laconicamente che no, non esiste alcun vincolo del genere.
Ne deduciamo quindi che, se effettivamente quei dieci milioni saranno erogati (ci risulta che ad oggi la procedura sia al vaglio della Corte dei Conti), non è affatto detto che arrivino nelle casse di Fondazione Arena e che possano essere impiegati per quel rilancio artistico che rappresenterebbe la vera salvezza per una realtà che negli ultimi anni, grazie soprattutto alla gestione Tosi-Girondini, ha visto decadere la qualità delle sue produzioni.
Difficilmente sarebbe possibile mettere in campo nuove produzioni, che necessitano di allestimenti, costumi, scenografie, cast e che hanno costi elevati. Lo stesso riammodernamento delle ormai vetuste scenografie sarebbe impresa difficile.
Forse qualcuno potrebbe pensare che le nostre sono semplicemente illazioni strumentali, e che anche se non vi sono vincoli specifici le banche, a partire da Unicredit dalla quale passeranno quei denari (per ora, lo ricordiamo, solo ipotetici), non si avvarrebbero della facoltà di trattenerli, integralmente o in parte, a titolo creditizio.
Ci auguriamo che succeda questo, ma i precedenti non ci tranquillizzano; in un articolo del 4 novembre 2016 pubblicato dal Corriere del Veneto, si può leggere ad esempio la seguente dichiarazione di Paolo Seghi, segretario provinciale per la Slc-Cgil: «Circa 2 milioni di euro che, tuttavia, a quel che ci risulta, sono stati trattenuti dalle banche per far fronte all’esposizione debitoria del teatro. Il che significa che la carenza di liquidità di Fondazione sembra destinata a permanere».
I due milioni di euro ai quali si riferisce il sindacalista, sono i soldi inviati dal Ministero per i Beni Culturali concernenti due rate del Fondo per lo Spettacolo, ossia stanziamenti governativi che vengono erogati annualmente anche alle Fondazioni lirico sinfoniche.
La situazione è quindi complessa e la nostra speranza è che vi saranno confronti tra i creditori ed i Ministeri interessati per far sì che i soldi della Legge Bray vengano effettivamente utilizzati per il rilancio artistico della Fondazione.
Per ora, come abbiamo sempre fatto, ci preme informare cittadini e lavoratori su quali possano essere i pericoli incombenti, ma, dopo le elezioni amministrative, ci riserviamo di chiedere chiarezza al nuovo Sindaco e Presidente di Fondazione Arena, e al Sovrintendente al fine di capire finalmente la destinazione reale dei fondi (eventuali) garantiti dalla Legge Bray.

Comitato Opera Nostra – Fondazione Arena Bene Comune

18.5.17 FONDAZIONE ARENA/LETTEERA APERTA AI LAVORATORI DELLE FONDAZIONI LIRICO SINFONICHE

La segretaria nazionale del Slc Cgil rassicura i lavoratori rispetto alla sua presenza alla tavola rotonda organizzata dalla coop Doc Servizi a Verona il 15.5. 17. Emanuela Bizzi, questo il nome della segretaria, rivendica il diritto dovere di difendere i lavoratori precari ma assicura che la tutela nei confronti dei lavoratori del settore dello spettacolo, anche quelli delle fondazioni lirico sinfoniche, resta una priorità.

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Poletti lancia la Salemi «Verona più strategica»

17.5.16                                          arena

 

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RADIO POPOLARE VERONA 16.5,17 Nuovi modelli di lavoro: un dialogo con il Ministro Poletti

media-icon-play Il video della tavola rotonda organizzata dalla coop Doc Servizi il 15.5.17

«Crescita ma anche aiuto ai deboli Terzo settore e professioni: arrivano più tutele e regole certe Le coop per la lirica? Possibile»

Coniugare la crescita economica con le politiche sociali. Come? «Integrando il settore pubblico con le imprese e con i cittadini. Verona da questo punto di vista è un laboratorio nazionale, grazie al suo tessuto economico-produttivo e al suo Terzo settore». Lo dice il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, ospite nella redazione de L’Arena con il candidato sindaco del Pd e del centrosinistra Orietta Salemi, con la deputata del Pd Alessia Rotta e il segretario provinciale, Alessio Albertini.Il ministro del Governo Gentiloni, confermato dopo esserlo stato nel precedente guidato da Renzi, tira la volata alla Salemi per le elezioni amministrative dell’11 giugno, anche in occasione dell’inaugurazione della nuova sede della Cooperativa Doc Servizi per artisti, in zona stadio, di cui si è parlato in un convegno al Teatro Fonderia Aperta, in via del Pontiere. «La cooperativa si occuperà di contratti, previdenza, assistenza, della mutua, di servizi», spiega Poletti.Ipotesi di impiego di coop come questa nella Fondazione lirica Arena? «Il Governo ha dato un sostegno alla Fondazione per il suo rilancio», risponde Poletti. «Le forme di organizzazione tra gli artisti, anche se non direttamente nel pubblico, consentono di avere una prospettiva. Quindi credo che questa sia un’esperienza che può essere considerata». Insomma, una cauta apertura di Poletti, che poi illustra la riforma del Terzo settore, non prima però di esprimere ilo suo sostegno alla candidatura della Salemi. Una Salemi che rilancia la necessità di una delega, in Comune, «per l’internazionalizzazione e per rapportare l’Amministrazione con il Terzo settore». «Verona ha un assetto economico produttivo molto rilevante, con imprese multinazionali, locali, piccole imprese, ha un agroalimentare fortissimo, ha la Fiera, ha un’economia aperta che coglie le opportunità e le sfide», spiega. «Il modello è usare gli elementi dell’innovazione e una grande pluralità di forme dell’essere impresa integrata con la società. Deve continuare, Verona continui su questa strada. Certo, la crescita non risolve tutto, e quindi bisogna tenere insieme anche i più deboli». Descrivendo la riforma del Terzo settore, di grande peso specifico a Verona e in Veneto, Poletti parla di fondazioni, associazioni, volontariato, cooperazione sociale e mutualità. «Noi creiamo il codice unico del Terzo settore, stabilendo regole condivise per farlo relazionare con le pubbliche amministrazioni, con un regime fiscale preciso e puntuale. Vogliamo aiutarlo a crescere e, poiché però con il 5 per mille è sostenuto dalla fiscalità, è doveroso che si doti anche di meccanismi di trasparenza e rendicontazione, in modo che chi lo sostiene sappia come vengono utilizzate le risorse destinate».In questo si inserisce anche il decreto, già in vigore, sul servizio civile nazionale. «Abbiamo ampliato molto la possibilità di impiego di giovani, quasi 50mila, che decidono di svolgere un’esperienza nelle associazioni, nella cooperazione sociale, negli enti locali, mettendosi in relazione con la società. E la storia ci dice che ciò è anche un aiuto per trovare la propria occupazione».Ma dovrebbe essere un Servizio civile nazionale obbligatorio, come auspica il ministro della Difesa Roberta Pinotti? «Dovremo discuterne ancora», dice Poletti. «Comunque, se queste scelte vengono compiute come atto volontario e consapevole, ciò fa la differenza. In ogni caso, tre anni fa erano duemila giovani, portarli a 50mila è una grande opportunità. E noi agiremo anche a livello europeo, con accordi con altri Stati, ad esempio la Francia».Il ministro ricorda infine il Jobs Act delle professioni, del lavoro autonomo, delle partite Iva. «La nuova legge migliora molto le tutele di queste categorie di lavoratori, stabilendo, tra l’altro, che le lavoratrici autonome per avere la maternità non devono interrompere il lavoro, altrimenti una donna rischia di perdere il bacino di lavoro e la clientela. Deducibili poi i costi della formazione professionale e per l’assicurazione dei crediti».

 

Articolo non rimovibile

Resistere è vincere: camminare insieme su nuovi sentieri

14.12.16

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 RASSEGNE STAMPA, DOCUMENTI E MATERIALI CORRELATI

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E’ passato ormai più di un anno da quando i lavoratori e le lavoratrici della Fondazione Arena di Verona sono entrati in mobilitazione, occupando nel Novembre 2015 una sala dei loro uffici amministrativi. Un atto di rottura su tutto il panorama veronese, che ha messo in mostra, nel pieno centro cittadino, nella città pulita e ordinata di Flavio Tosi, l’esistenza di una realtà pronta a non tacere di fronte all’arroganza dell’amministrazione. A poche settimane dal loro urlo di rabbia, ai lavoratori si sono aggiunti cittadini e cittadine, indignati e stanchi. La vertenza dei lavoratori della Fondazione è forse la frattura più forte emersa negli ultimi anni in città. Non solo perché essi hanno avuto il Continua a leggere

Fondazione Arena taglia le buste paga «I premi? Solo con il bilancio in pari»

14.9.16

RASSEGNE STAMPA, DOCUMENTI E MATERIALI SULLE VERTENZE IN FONDAZIONE ARENA

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I sindacati non ci stanno: «Fatto grave»

VERONA «L’erogazione dei premi di risultato è stata sospesa in virtù dell’art. 7 del verbale di accordo sottoscritto tra Fondazione e le OO.SS. in data 15 giugno 2016». Poche parole, apparse in carattere minuscolo in fondo alla busta paga degli aggiunti di Fondazione Arena. E in teatro è stata un’altra giornata di passione. La ragione, facilmente intuibile, è che i circa 400 aggiunti della Fondazione hanno ricevuto lo stipendio dal quale però mancavano i premi di risultato previsti dall’integrativo, normalmente pagati al termine del Festival lirico estivo. «Si calcola – spiega Paolo Seghi, segretario provinciale Slc Cgil – tra Continua a leggere

IMPORTANTISSIMO!! Appello per bloccare l’art.24 del D 113/2016 che rischia di portare alla morte la maggior parte dei Teatri Italiani

APPELLO RIVOLTO A TUTTI!!
con la preghiera di massima diffusione


Segnale_di_pericolo

SOS FONDAZIONE ARENA

L’art. 24 del Decreto Legge 113/2016 che potrebbe essere convertito in legge a breve termine rischia seriamente di portare

DEFINITIVAMENTE ALLA CHIUSURA DEI TEATRI LIRICI SIA FONDAZIONI CHE DI TRADIZIONE.

Si vuole tentare di contrastare tale pericolo facendo un appello ai Senatori e Senatrici della Commissione Bilancio del Parlamento Italiano affinchè rigettino ed annullino il comma 3-bis, 3-ter, 3-quater, 3 quinques dell’art.24 del DL 113/2016 agli atti, di cui il testo di seguito:

– “punto 3 bis”- all’emanazione di una legge che stabilisca l’assetto ordinamentale delle Fondazioni Lirico Sinfoniche classificandole in Fondazioni di serie A, di serie B e chissà di quante altre declassificazioni gli verranno in mente;- “punto 3 bis” – all’abrogazione delle leggi in contrasto e quindi principalmente all’abrogaziuone della Legge 800;- “punto 3 bis, lettere a), b), c) e d)” – all’individuazione dei requisiti che determineranno l’inquadramento nelle varie tipologie di Fondazioni (Fondazioni Lirico Sinfoniche, Teatri Lirico Sinfonici e chissà quant’altre nella scala dei valori A DECRESCERE attraverso le quali stabilire il crescente disimpegno anche finanziario dello Stato);- “punto 3 bis, lettere e) – conseguentemente procederà alla “previsione che, nell’attuazione di quanto previsto alla lettera b), l’eventuale mantenimento della partecipazione e della vigilanza dello Stato nelle forme e nei limiti stabiliti a legislazione vigente con riferimento agli enti di cui al decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, e successive modificazioni, e di cui alla legge 11 novembre 2003, n. 310, trovi applicazione esclusivamente con riguardo alle fondazioni lirico-sinfoniche”;- “punto 3 ter” – il regolamento che deciderà il declassamento delle varie Fondazioni Lirico Sinfoniche, di cui al comma 1, sarà comunque emanato anche indipendentemente dai pareri della Conferenza unificata di cui all’articolo 8 della legge 28 agosto 1997, n. 281, del Consiglio di Stato e delle competenti Commissioni parlamentari e con la sua emanazione saranno conseguentemente abrogate le disposizioni vigenti, anche di legge, con esso incompatibili;- “punto 3 quater” – nell’attesa che il provvedimento legislativo di cui sopra entri in funzione verrà comunque disposto da subito: a) che ai dipendenti delle Fondazioni che non raggiungano il pareggio di bilancio non vengano erogati i trattamenti economici derivati dagli accordi aziendali; b) che le fondazioni che non raggiungano il pareggio di bilancio debbano obbligatoriamente prevedere ad opportune riduzioni di attività, ivi compresa la chiusura temporanea o stagionale con conseguente trasformazione temporanea del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale del personale, anche direttivo, allo scopo di assicurare, a partire dall’esercizio immediatamente successivo, la riduzione dei costi e il conseguimento dell’equilibrio economico-finanziario; c) che il tetto massimo stabilito per il trattamento economico per le missioni all’estero dei dipendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche, così come regolamentato attualmente, debba essere ridotto in misura del 50 per cento.
Chiediamo pertanto a tutti di inviare il testo dell’appello di seguito agli indirizzi mail dei Senatori della Commissione Bilancio dello Stato italiano che potrete scaricare al seguente link:

Elenco eMail Senatori/trici
il testo della mail può essere copiato da qui sotto o scaricato dal link di seguito:

Testo Appello per i Senatori/trici Comm.Bilancio
Egregia/o Senatrice/tore,

l’art.24 c. 3-bis e seguenti dell’atto al Senato n.2495 per la conversione in Legge del DL 113/2016 “Enti locali” riguarda le Fondazioni Lirico sinfoniche, cioè le eccellenze artistiche liriche italiane tutelate e riconosciute dall’art. 9 della Costituzione e dalla L.800/67, istitutiva degli ex enti lirici. Un ennesimo decreto d’urgenza che, sconfessando tutti i precedenti (L.43/2005, L.100/2010, L.112/2013 e L.83 del 2014) non affronta una riforma del sistema dello spettacolo dal vivo parlamentare che attende da decenni.

I comma sopra citati, se approvati, distruggeranno tutto il patrimonio di professionalità e di tradizione della lirica italiana e dello spettacolo dal vivo, ambasciatori dell’Italia nel mondo. Voi avete giurato di difendere la Costituzione la quale tutela e valorizza la cultura e le arti ma state votando la loro destrutturazione. Il C. 3-bis e seguenti dell’art.24 colpisce i lavoratori delle Fondazioni con il taglio del contratto di lavoro aziendale in caso di passivo d’esercizio economico, senza che ne siano loro responsabili. Peggio, propone la chiusura in alternativa di mesi di attività, che per un artista è pura follia.  Inoltre si vuole dividere il patrimonio lirico Fondazioni e Teatri lirici, tra ricchi e poveri, tra chi riuscirà a trovare uno sponsor e chi, territorialmente meno fortunato, non ne troverà mai. La cultura è di tutti e tutti dovrebbero goderne nello stesso identico modo su tutto il territorio nazionale.

Ma, “all’italiana”, ancora non si colpisce chi provoca e sottoscrive questo deficit, ovvero i Sovrintendenti e il Consiglio d’Indirizzo delle Fondazioni i quali a loro volta devono sottostare a finanziamenti statali e pubblici inadeguati, altalenanti e incerti. Così non saranno i Sovrintendenti responsabili della chiusura dei Teatri ma voi che avete votato questo provvedimento!!!!

Lo Stato destina lo 0,015% del PIL alla lirica mentre in altri paesi come Francia e Germania si arriva al 1,15%. Vi pongo alcune domande che dovrebbero far riflettere:

Quale sostegno al “privato” si può chiedere se non si ha certezza di esistere sotto la stessa forma giuridica ed economica per il prossimo futuro, come scritto nella norma, “alternativamente”?

Quali contratti di lavoro si applicano, quali artisti si possono scritturare quindi senza finanziamenti?

Quale qualità artistica si può garantire senza tutto ciò?

Quale made in Italu si offrirà al mondo, che conosce la lingua italiana solo grazie alla diffusione dell’opera lirica?

Quali e quanti giovani si affacceranno alla difficile arte della musica con tali prospettive?

Quindi cosa ne sarà dei Conservatori statali e delle scuole d’arte o di danza nel nostro Paese?

Se vi porrete tali domande troverete sicuramente assurda e schizofrenica la normativa che dovrete votare. Vi chiedo di non votarla.

I lavoratori professionisti dei Teatri, musicisti, cantanti, ballerini, sono da considerare come un bene culturale italiano da tutelare al pari di un dipinto di Caravaggio o una scultura di Canova in quanto producono un bene, certo non duraturo perchè immateriale, immediato e irripetibile nel tempo come appunto lo spettacolo “dal vivo”. Essi sono umiliati e ridotti a guitti medioevali da misure draconiane di tagli forzati ai loro stipendi che, voglio ricordarvi, sono fermi dal 2003, ultimo adeguamento contrattuale del settore. Ritengo infine contraddittorio dare respiro economico alla Fondazioni nei comma 1 e 2 mentre dal 3-bis si vogliono rendere inefficienti

Vi chiedo pertanto di rigettare e annullare il comma 3-bis, 3-ter, 3-quater, 3-quinques dell’art.24 del DL 113/2016 agli atti.

 

E’ importante agire velocemente e far girare il più possibile il testo dell’appello per essere inviato da più persone possibili entro breve poiché la discussione sul DL 113/2016 è in corso in questi giorni.

Grazie a tutti!!

 

Arena post-Fuortes, riforma-uragano in arrivo

30.7.16

RASSEGNE STAMPA, DOCUMENTI E MATERIALI SU FONDAZIONE ARENA

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Articolo di Cesare Galla

Nonostante la stagione invernale al Filarmonico sia prossima al decollo (ne abbiamo parlato qui), l’orizzonte della Fondazione Arena continua a essere ingombro di nubi minacciose, fra la necessità di reperire comunque ulteriori risorse (al di là dell’adesione alla legge Bray) e i problemi gestionali.

Su un piano più contingente, resta aperta la partita del dopo-Fuortes. Se a quasi tutti appare politicamente improponibile – sarebbe una fuga in avanti dalle conseguenze gravissime –  che si arrivi alla nomina di un sovrintendente  entro l’anno, una volta concluso il mandato del commissario, i giochi sono lungi dall’essere fatti per quanto riguarda il traghettatore nel semestre che si aprirà il 15 ottobre. Puro folclore appare l’idea attribuita a Tosi di ottenere un decreto di nomina commissariale per il fido Girondini, per quanto essa circoli anche in ambienti molto vicini alla Fondazione. Continua a leggere

Opera Nostra: “L’Università non aiuti a privatizzare Fondazione Arena”

7.7.16

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Il comitato cittadino è allarmato per una ricerca richiesta all’UniVr sul bacino d’utenza del marchio “Arena”. La replica del rettore: “L’università collabora con tutti”

I problemi economici della commissariata Fondazione Arena continuano a tenere in piedi il progetto di privatizzazione Arena Lirica Spa, di cui discute anche la politica e sui cui alcune associazioni culturali veronesi come L’Officina si sono espresse negativamente. Continua a leggere

Fondazione Arena, è l’attacco la miglior difesa

1.7.16

presidio

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 VERONA IN

CGIL, CISL, UIL, CISAL hanno scritto 3 lettere: al Rettore dell’Università di Verona Nicola Sartor, al Commissario straordinario Carlo Fuortes e al ministro Dario Franceschini per allontanare lo spettro dell’iniziativa privata con cui Lambertini, Maccagnani e Manni hanno proposto di risolvere la crisi della Fondazione Arena. Ma davvero si tratta di percorsi incompatibili? Dalla protesta al governo responsabile delle risorse.

Giovedì 30 giugno i sindacati che si occupano della crisi alla Fondazione Arena hanno spedito tre lettere. Delle tre la più intrigante è sicuramente quella indirizzata al Rettore dell’Università di Verona Nicola Sartor. L’ateneo scaligero è infatti coinvolto nel progetto di risanamento dell’Ente proposto dagli avvocati Lamberto Lambertini e Giovanni Maccagnani Continua a leggere

Arena privatizzata, sigle in pressing «Fuortes dica pubblicamente di no»

 2.7.16

RASSEGNE STAMPA, DOCUMENTI E MATERIALI SU FONDAZIONE ARENA

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I sindacati: aspettiamo un segnale dal commissario, per il buon prosieguo del Festival

VERONA Sindacati al contrattacco su tutti i fronti, per bloccare il progetto di privatizzazione presentato dall’industriale Giuseppe Manni e dagli avvocati Lamberto Lambertini e Giovanni Maccagnani.

Ritrovata l’unità interna, Cgil, Cil, Uil e Fials hanno chiesto incontri su questo tema al ministro Dario Franceschini, al Rettore dell’Università di Verona e al Commissario della Fondazione lirica, Carlo Fuortes e a tutte le forze politiche, nonché (ma solo sul tema della salvaguardia del balletto areniano) all’assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari. Continua a leggere

Arena, ok le prime «Ma il progetto Lirica spa va avanti» Manni: i problemi non sono risolti

28.6.16

noam chomsky

RASSEGNE STAMPA, DOCUMENTI E MATERIALI SU FONDAZIONE ARENA

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VERONA Superate bene le prime di Carmen e Aida, in Fondazione Arena si ricomincia a guardare al futuro, anche quello prossimo. Entro giovedì, il commissario Carlo Fuortes deve consegnare al Ministero della Cultura la richiesta di accesso alla legge Bray. I colloqui con il Ministero, seppur informali, ci sono già stati nei giorni scorsi, mentre la richiesta, corredata di tutti i documenti, potrebbe già essere presentata oggi. L’accesso ai benefici concessi dalla Bray, compresa la possibilità di attingere al fondo da 10 milioni di euro con i quali abbattere i 24 milioni di debiti di cui oggi la Fondazione è gravata, non esclude tuttavia, i progetti alternativi di riequilibrio dei conti. Primo fra tutti, il progetto Continua a leggere