“Massacrato per aver denunciato il caporalato”.

29.11.18          arena

 

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Ci sarebbe l’ombra del caporalato dietro la violentissima aggressione a un giovane indiano avvenuta l’altra sera a Belfiore.

Il ragazzo infatti, magazziniere al Maxi-D di Belfiore, fa parte di Adl-Cobas ed è stato aggredito da due o tre uomini incappucciati, probabilmente con delle spranghe, dopo un’assemblea della sigla sindacale. «È stato picchiato perchè aveva denunciato il caporalato», spiega Teo Molin Fop. Una situazione che coinvolge soprattutto i lavoratori indiani e srilankesi delle cooperative e che Adl-Cobas aveva già denunciato al prefetto.

Stamattina una sessantina di lavoratori hanno scioperato davanti allo stabilimento, bloccando i camion in entrata, con una conseguente rallentamento sulla Porcilana in direzione di Vicenza.

Zeno Martini

 

Fonte: arena  larena.it/territori/est/massacrato-per-aver-denunciato-il-caporalato-1.6946223

Fondazione Arena, dipendenti contro il nuovo vicedirettore

16.11.18                  PANTHEON

 

 

2018-10-24, Assemblea lavoratori Fondazione Arena

Assemblea lavoratori di Fondazione Arena – Immagine inserita dalla redazione del blog

Sindacati e dipendenti hanno occupato di nuovo, stamattina, la sede di Fondazione Arena per protestare contro la nomina del nuovo vicedirettore artistico, Stefano Trespidi, che, secondo i lavoratori avrebbe uno stipendio “incongruo” con la situazione finanziaria critica dell’ente lirico.

Mancanza di fondi e stipendi generosi non sono di certo due situazioni che possono convivere in una stessa realtà. Di questo ne sono convinti i sindacati e i dipendenti di Fondazione Arena che, stamane, hanno nuovamente occupato la sede di via Roma per protestare contro la nomina del nuovo vicedirettore artistico, Stefano Trespidi.

Il motivo del malcontento è presto detto: i lavoratori dell’ente lirico si trovano ora sospesi dal lavoro a causa della critica situazione finanziare della Fondazione. Eppure lo stipendio prefigurato per il nuovo vicedirettore ammonterebbe a ben 76mila euro (cioè più di sei mila euro al mese). Oltre al generoso stipendio, poi, si apre anche la questione della stagione invernale, che non sarebbe stata inserita nella programmazione comunicata ai sindacati.

Fonte: PANTHEONFondazione Arena, dipendenti contro il nuovo vicedirettore

 

 

Melegatti, nella lista dei creditori anche ex azionisti e manager

13.11.18     Risultati immagini per corriere della sera

 

 

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Prime richieste respinte dai giudici

Articolo di Davide Orsato

 

VERONA Il danno è noto ai più: il fallimento di uno dei colossi dell’alimentare, con debiti per cinquanta milioni e un marchio storico della pasticceria industriale fermo da un anno. La beffa assume la dimensione delle istanze per i rimborsi dei creditori a spese della Melegatti: nella fila chilometrica (oltre trecento le domande) figurano anche alcuni nomi legati a doppio filo all’azienda, che hanno avuto ruoli di responsabilità diretta nel periodo della crisi. Qualche esempio? C’è Gigliola Ronca, ex azionista di maggioranza, che ha reclamato circa 50 mila euro. E c’è Umberto Lercari, già amministratore delegato, manager entrato nel 2008 e tra i registi dell’operazione dell’acquisizione della Nuova Marelli, l’azienda lombarda poi trasferita a San Martino Buon Albergo che avrebbe dovuto essere la chiave d’accesso della «fabbrica dei pandori» al mondo delle brioche e delle merendine, ma che di fatto ha generato il crac. Non manca Abalone, a cui è stata legata, l’anno scorso, la prima promessa di risistemazione aziendale: non se n’è fatto nulla, piccola (e dimostrativa) campagna natalizia a parte: ora il fondo internazionale si è ripresentato vantando crediti per 1,3 milioni di euro. Al momento tutte queste richieste sono state rigettate dal tribunale lo scorso 24 ottobre.

Lo stabilimento della Melegatti (archivio)

La sentenza

Il giudice ha sentenziato che i presunti creditori si sono resi responsabile, in realtà, di «inadempimento di obblighi di corretta gestione», nel caso degli ex manager e di «inadempimento degli obblighi assunti» nel caso di Abalone.Ma non è ancora finita: tutti potranno presentare ricorso entro il 24 novembre. La parola definitiva, si apprende dall’ufficio del curatore fallimentare, l’avvocato Bruno Piazzola, arriverà solo a febbraio. Tra le centinaia di richieste di rimborso, molte sono già stata accettate dal tribunale. In totale sono stati chiesti 38 milioni di euro: 32 per la Melegatti, sei per la Nuova Marelli. Nel primo caso, è arrivato il via libera dal giudice per 25,4 milioni di euro, per 5,8 nel secondo. In totale, la nuova Melegatti dovrà quindi sborsarne 31,2. Tra i creditori figurano anche enti pubblici, come l’Agenzia delle Entrate, e il comune di San Giovanni Lupatoto per 120 mila euro di imposte mai versate. Tecnicamente si tratta di «crediti privilegiati»: sono quelli, cioè, che avranno la priorità una volta che sarà ultimato il passaggio di consegne alla nuova proprietà: la vicentina Sominor, che ha acquisito a settembre la Melegatti per 13,5 milioni.

Fonte:

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Il mercato del lavoro è un “Vietnam”, anche in Veneto: più occupati, ma vince il precariato

10.11.18

 

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Avere un lavoro in Veneto non garantisce dal rischio povertà o esclusione sociale (il 18% della popolazione): più colpiti i giovani, oltre un terzo degli under 34 senza lavoro stabile

 

Meno disoccupati e più opportunità di lavoro: il Veneto è una delle regioni leader in Italia per dinamicità del mercato del lavoro, con i più alti livelli di occupazione. Ma a crescere sono soprattutto i contratti di lavoro temporaneo: negli ultimi dieci anni la percentuale dei giovani precari in Veneto è raddoppiata, passando dal 18% nel 2007 al 34% del 2017. Più di un terzo degli under 34 in Veneto non ha un lavoro stabile. E, spesso, il precariato porta con sé retribuzioni più basse o, comunque, redditi medi che scontano i periodi di inattività.

A mettere a fuoco le dinamiche economiche e sociali di un mercato del lavoro sempre più divaricato tra “garantiti” e non, tra anziani e giovani, è l’ultimo bollettino mensile “Statistiche flash” dell’Ufficio statistica della Regione Veneto, che da lunedì 12 novembre sarà online nel sito http://www.regione.veneto.it. I giovani veneti, si evince dal report statistico, si trovano in una condizione di vantaggio rispetto ai coetanei delle altre regioni: i Neet (cioè i giovani che non studiano e non lavorano) sono 15 su 100 (nel resto d’Italia sono 24 su 100), in flessione del 2,7 per cento rispetto all’anno precedente; e il tasso di disoccupazione giovanile è del 20,9 per cento, 14 punti in meno della media nazionale. Il Veneto, insieme a Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia e Valle d’Aosta, è fra le regioni dove gli indici occupazionali sono più alti e il dinamiche del mercato del lavoro sono più vivaci.

Ma il mondo del lavoro si sta facendo sempre più precario: gli occupati dipendenti complessivi nell’ultimo anno sono cresciuti del 3,2 per cento, quelli a tempo determinato del 15,3%. Risultano in aumento la percentuale di lavoratori con una bassa paga, che si riflette in minori opportunità e maggiore rischio di esclusione sociale per persone che comunque lavorano, e quella degli occupati con un titolo di studio superiore a quello richiesto per svolgere la professione in cui sono impiegati. Nel 2017 i dipendenti in Veneto che guadagnano una retribuzione oraria inferiore a 2/3 di quella mediana sono il 6,8% e il 23,6% risultano essere i sovraistruiti, oltre 6 punti percentuali in più dal 2007.

Anche in questo caso il Veneto fa meglio del resto d’Italia, dove la percentuale delle basse retribuzioni supera il 10 per cento e quella degli assunti con titoli di studio superiori alle mansioni richieste è del 24 per cento, ma precarietà e basse retribuzioni producono anche in Veneto un progressivo allargamento della forbice nei redditi e, quindi, delle disuguaglianze. È sempre il bollettino statistico regionale a misurare la crescita diseguale del reddito complessivo delle famiglie venete: nel 2016 il 20 per cento delle famiglie più ricche deteneva un reddito complessivo pari a 4,3 volte quello del 20 per cento delle famiglie più povere, un anno prima la distanza era di 3,8 volte.

Anche se in Veneto le condizioni economiche sono migliori e ci sono più opportunità di lavoro, il 18 per cento della popolazione è a rischio povertà o inclusione sociale. «In questi anni di crisi a pagare il prezzo più caro sono state le giovani generazioni: sono a rischio di povertà o di esclusione sociale il 21 per cento dei minori (circa 165mila, il 35% in più rispetto al 2009) e il 19% dei giovani 18-34enni. Ma la novità rispetto al passato, – si legge nel documento della Regione – è che si può avere un posto di lavoro ma non avere un reddito sufficiente per essere sopra la soglia della povertà. La disoccupazione si conferma una causa certa di impoverimento (il 46% dei disoccupati è a rischio di povertà e di esclusione sociale), ma nel 2016 a trovarsi sotto la soglia della povertà era l’11 per cento degli occupati».

«Non basta avere un lavoro per essere al riparo della povertà – annota il bollettino di “Statistiche Flash” – Lavori sotto inquadrati, part time involontario, contratti di lavoro a termine, ingresso ritardato dei giovani nel mondo del lavoro e bassi salari, sono tutti elementi che incrementano il rischio di povertà ed esclusione sociale. Non si tratta quindi solo di creare posti di lavoro, ma anche di sviluppare qualità nell’occupazione».

Fonte:

http://www.veronasera.it/economia/lavoro-indagine-regione-veneto-statistiche-disoccupazione-precariato-10-novembre-2018-.html

Consegne. Rider in corteo per rivendicare diritti, paga e previdenza

9.11.18                                                arena

 

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Un’immagine dell’assemblea nazionale dei riders – Immagine inserita dalla redazione del blog

VERONA – Un corteo in centro a Verona per sensibilizzare cittadini e amministrazione comunale sulla situazione dei rider, i lavoratori atipici che per lo più in bicicletta consegnano a domicilio pasti comprati online grazie a un’app sullo smartphone. Sono 450 in tutta , 200 dei quali in città «e sono senza diritti fondamentali, sottopagati, senza previdenza, copertura infortunistica se non quella prevista in forme minimali con polizze private, a carico dei lavoratori», afferma in una nota la Riders Union Cisl Verona, sigla che li riunisce e che oggi alle 18 ha organizzato una manifestazione per «chiedere che l’amministrazione si faccia garante assieme ai lavoratori digitali di una carta dei diritti fondamentali». A primavera la Felsa Cisl, sigla dei lavoratori atipici, aveva coinvolto l’assessorato alle Politiche sociali nella stesura di un documento che li tutelasse. «Il Comune non è riuscito a portare al tavolo le aziende», dichiara Fabrizio Creston, Felsa, «tuttavia ha dato disponibilità per darci un luogo in cui i lavoratori possano stare in attesa delle chiamate». Il corteo partirà in piazza Bra e «punta a sensibilizzare i consumatori su come dietro un click ci siano persone che scelgono questo lavoro a tempo pieno, 7 giorni su 7 per paghe da 900 euro al mese, senza diritti», sottolinea Creston. (F.L.)

L’ARENA DI VERONA

Fonte: arena Consegne. Rider in corteo per rivendicare diritti, paga e previdenza

Miteni, lavoratori: «abbiamo saputo da stampa di essere stati licenziati»

1.11.18                         logo_vvox_small

 

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Oggi alle ore 16.00 circa siamo venuti a conoscenza non da Miteni ma dalla stampa di essere stati tutti licenziati. Il vertice aziendale ha abbandonato anzitempo lo stabilimento senza incontrare la Rsu e senza dare immediate comunicazioni e spiegazioni. Un comportamento di assoluta irresponsabilità. Peggio ancora, la nota stampa diramata dall’azienda ha tentato assurdamente di addossare responsabilità ai lavoratori, quando invece chiarissime sono le cause che hanno determinato questo epilogo.

Ciò malgrado, gli operai, i tecnici e tutte le maestranze della Miteni si comporteranno con la massima responsabilità e procederanno, di concerto con i quadri direttivi, alla messa in sicurezza di tutti gli impianti, di tutti i depositi, di tutti i servizi e di quant’altro afferente, secondo quanto previsto dalle normative e dalle procedure interne. I lavoratori presidieranno le strutture anche ai fini della direttiva Seveso (attività a rischio di incidente rilevante). In questo momento sono presenti in stabilimento la Rsu, i segretari di Filctem Cgil, Femca Cisl ed Uiltec Uil, il sindaco di Trissino con l’assessore all’ambiente. Nelle prossime ore ci saranno ulteriori precisazioni.

Fonte: logo_vvox_small Miteni, lavoratori: «abbiamo saputo da stampa di essere stati licenziati»